L’occhio del falegname
Oggi ho letto una storia, semplice ma ricca. Comprendere come ogni persona è un dono, ma che nella condivisione c’è un dono ancora più bello e ricco. Ancora non sappiamo riconoscere l’altro in quanto altro, perché, spesso, guardiamo troppo a noi stessi e abbiamo paura dell’altro. Anziché vederlo per il dono che è spesso lo vediamo come un ostacolo e non come una possibilità di crescita. Spesso incontriamo le persona ma senza vederle per quello che sono, vediamo ma non percepiamo l’altro! Ciascuno ha un talento prezioso da offrire e da ricevere dagli altri. E’ nell’accogliere l’altro, nel metterlo in condizione di esprimere il suo “talento”, nel permettergli di dare frutto, che siamo accolti dal Padre e partecipiamo alla pienezza della sua gioia.
Un sorriso!
C’era una volta, tanto tempo fa, in un piccolo villaggio, la bottega di un falegname. Un giorno, durante l’assenza del padrone, tutti i suoi arnesi da lavoro tennero un gran consiglio.
La seduta fu lunga e animata, talvolta anche gravemente, Si trattava di escludere dalla onorata comunità degli utensili un certo numero di membri.
Uno prese la parola: “Dobbiamo espellere nostra sorella Sega, perché morde e fa scricchiolare i denti. Ha il carattere più mordace della terra”
Un altro interviene:” Non possiamo tenere fra noi nostra sorella pialla: ha un carattere tagliente e pignolo, da spellacchiare tutto quello che tocca”
“Fratel martello – protestò un altro – ha un caratteraccio pesante e violento. lo definirei un picchiatore. E’ urtante il suo modo di ribattere continuamente e dà sui nervi a tutti. Escludiamolo!”
“E i chiodi? Si può vivere con gente cosi pungente? Che se ne vadano! E anche lima e raspa. A vivere con loro è un attrito continuo. E cacciamo anche cartavetro, la cui unica ragion d’essere sembra quella di graffiare il prossimo!”
Cosi discutevano animosamente, parlavano tutti insieme, dove tutti volevano espellere tutti!
La riunione fu bruscamente interrotta dall’arrivo del falegname. Tutti gli utensili tacquero quando lo videro avvicinarsi al tavolo del lavoro.
L’uomo prese un asse e lo segò con la sega mordace, lo piallò con la pialla che spela tutto ciò che tocca, sorella ascia, sorella raspa e sorella cartavetro, entrarono in azione subito dopo.
Il falegname prese poi i chiodi e il martello.
Si servì di tutti i suoi attrezzi di brutto carattere per fabbricare una culla.
Una bellissima culla per accogliere un bambino che stava per nascere.
Forse Dio ci guarda con gli stessi occhi del falegname….ognuno di noi è importante, unico, irripetibile…
dal Web
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